A chiusura del suo lunghissimo e inquietante manifesto/autobiografia, My Twisted World, il ventiduenne Elliot Rodger scriveva: “In un mondo ideale, la sessualità non esisterebbe. Dovrebbe essere fuorilegge. In un mondo senza sesso, l’umanità sarebbe pura e civilizzata. Gli uomini crescerebbero in salute, senza doversi preoccupare di simili atti barbarici. Tutti gli uomini crescerebbero liberi e uguali, perché nessuno sperimenterebbe i piaceri del sesso che ad altri sono negati… Per abolire completamente il sesso, le donne stesse dovrebbero essere abolite”. In questo sogno di dominazione maschilista, Rodger immaginava campi di concentramento dove le donne sarebbero state rinchiuse, per essere inseminate artificialmente al solo scopo di procreare senza alcun atto sessuale, almeno fintanto che non fosse scoperto un modo per fare a meno anche dei loro ovuli e dei loro uteri. Dopodiché, sarebbero state lasciate morire di fame.
Sarebbe facile liquidare tutto questo come la fantasia di una mente malata, se non fosse che il 23 maggio 2014 Elliot Rodger uccise sei suoi coetanei e ne ferì più o meno gravemente altri quattordici nel corso di quello che definì il “Giorno del Castigo” a Isla Vista, in California, prima di togliersi la vita. Lo scorso 24 aprile il venticinquenne canadese Alex Minassian, a bordo di un furgone, ha investito e ucciso dieci giovani e ferito altre quindici persone subito dopo aver proclamato, su Facebook, la sua “fedeltà” al “Supremo Gentiluomo Elliot Rodger” e aver incitato alla Ribellione degli Incel (che sta per involuntarily celibate, involontariamente celibe). Quando si è scoperto che l’attentatore – che è stato catturato – non era un lupo solitario dell’ISIS, ma un giovane autoctono con verosimili disturbi mentali, tutti hanno tirato un sospiro di sollievo. Nulla di più sbagliato.
Rodger e Minassian non sono che gli ultimi rappresentanti di una categoria di terroristi pressoché ignorata da media ed esperti. Alcuni hanno cercato di definirli in base al loro orientamento politico, usando per loro l’etichetta di “alt-right”, ma per la verità non c’è alcuna traccia di un’autentica fede politica nei loro trascorsi. Facile liquidarli come disturbati mentali. Ma se invece cercassimo più in profondità, scopriremmo verità inquietanti. Per esempio che in questa categoria possono essere fatti rientrare anche diversi presunti terroristi islamici radicalizzati, come il trentenne Omar Mateen, l’americano di origine afghane autore della strage di Orlando nella quale persero la vita, il 12 giugno 2016, 49 persone di un nightclub frequentato da gay, presumibilmente a causa della sua omofobia; o il trentunenne tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, autore della strage di Nizza che costò la vita a ben 87 persone (oltre a quasi 500 feriti) il 14 luglio 2016: l’unico segno di radicalizzazione consisteva nell’essersi fatto crescere la barba una settimana prima del massacro, ma in precedenza era noto per la vita sessuale movimentata che lo portava ad avere rapporti con donne e uomini.
L’idea che il sesso possa avere un ruolo persino tra i terroristi di matrice islamica è stata presa seriamente in considerazione.
Nulla provoca più ostilità tra gli esperti di terrorismo dei tentativi “freudiani” di comprendere le motivazioni degli attentatori di massa andando a scavare nella loro vita sessuale. Eppure, l’idea che il sesso possa avere un ruolo persino tra i terroristi di matrice islamica è stata presa seriamente in considerazione. Gilbert Caluya dell’International Centre for Muslim and non-Muslim Understanding alla University of South Australia ha addirittura coniato la blue balls theory per spiegare come la frustrazione sessuale sia una delle cause della radicalizzazione di molti non-occidentali (blue balls è un termine gergale che si riferisce alla vasocostrizione dei testicoli che si verifica quando un uomo non eiacula per un tempo molto prolungato). A suo dire, la crescente sproporzione tra donne e uomini disponibili in molti paesi non-occidentali, causata da tradizioni che favoriscono l’aborto o l’infanticidio delle femmine o dalla poligamia in diversi paesi musulmani, spingerebbe molti giovani single a un estremismo sessista che sfocerebbe nella radicalizzazione. Qualche tempo fa sul New York Times il criminologo ed esperto di terrorismo Simon Cottee ha suggerito un legame tra la comunità degli Incel e molti jihadisti: entrambi i gruppi sarebbero ossessionati dal sesso, nei confronti del quale nutrono un rapporto complesso fatto di disgusto e attrazione. Cottee cita Sayyid Qutb, ideologo dei Fratelli Musulmani in Egitto, che rientrò dalla sua visita negli Stati Uniti negli anni Cinquanta disgustato dai costumi sessuali degli americani, o Mohammed Atta, la mente degli attentati dell’11 settembre, che si recò in un locale di strip tease prima degli attentati, stando ben attento a non stringere la mano alle donne. Cottee cita ancora le interviste ad alcuni estremisti da parte di Jessica Stern, sociologa del terrorismo alla Kennedy School of Government a Harvard: uno di essi, il pachistano Mir Aimal Kansi, – autore nel ’93 di una sparatoria a Langley, sede della CIA, che costò la vita a due funzionari americani e gli valse l’esecuzione capitale nel 2002 – disse che se la madre fosse stata viva all’epoca dei fatti avrebbe impedito sicuramente quella sua deriva perché gli avrebbe trovato una moglie. Un altro estremista si definì invece “vaginalmente sconfitto”.
Elliot Rodger, che si definiva un kissless virgin, fin dall’inizio dell’adolescenza lamentava il fatto di essere vergine e di non aver mai avuto una relazione con una donna. Le sue quasi centocinquanta pagine di memoriale sono colme di aneddoti che raccontano come la sola vista di una coppia di suoi coetanei gli provocasse accessi incontenibili di rabbia e frustrazione. Leggendole con attenzione, si ha l’impressione di trovarsi a tratti di fronte a un brutto romanzo di Michel Houellebecq. Perché se c’è un autore che ha messo nero su bianco quella che nei forum su Internet viene definita la Incel rage, la rabbia degli Incel, è proprio Houellebecq. Il suo romanzo più celebre, Le particelle elementari, è ricolmo della frustrazione sessuale del personaggio Bruno Clément, alter-ego dello scrittore: quando Bruno ricorda la sua Summer of Love del 1967 in cui “le ragazze andavano in giro con abitini corti e trasparenti, che il sudore incollava al corpo”, mentre “Bruno camminava per ore e ore, con il desiderio che gli strabuzzava gli occhi”, viene subito da pensare alle pagine in cui Rodger prende a pugni il muro della sua camera perché fuori dalla finestra vede tante giovani coppie recarsi a party “pieni di piaceri” a cui lui è destinato a non avere accesso. Ancora, quando Bruno, diventato docente di scuola e ossessionato da una delle sue giovanissime studentesse, vede che si lascia toccare lascivamente da un compagno di classe nero (“Il negro se la faceva proprio con quella che avrei scelto per me: esile, biondissima, viso infantile, bei seni sodi”), spingendolo a scrivere e cercare di pubblicare un pamphlet razzista per chiedere l’espulsione dei neri dalla Francia, viene facile il parallelo con Rodger che, scandalizzato, scriveva: “Come può un brutto e inferiore ragazzo nero andare a letto con una ragazza bianca e io no? Io discendo dall’aristocrazia britannica. Lui discende da schiavi!”. Non c’entra l’alt-right: il punto è tutt’altro.
Houellebecq è stato teorico della frustrazione sessuale maschile. Tutta la sua opera è un’unica grande riflessione sul tema, a partire dalla sua opera prima, Estensione del dominio della lotta, nel quale viene precisata la sua teoria sessuo-economica:
Come il liberalismo economico incontrollato, e per ragioni analoghe, così il liberalismo sessuale produce fenomeni di depauperamento assoluto. Taluni fanno l’amore ogni giorno; altri lo fanno cinque o sei volte in tutta la vita, oppure mai. Taluni fanno l’amore con decine di donne; altri con nessuna. È ciò che viene chiamato “legge del mercato”… In situazione economica perfettamente liberale, c’è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c’è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo economico è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Altrettanto, il liberalismo sessuale è l’estensione del dominio della lotta.
Le colpe vengono attribuite da Houellebecq alla rivoluzione sessuale del Sessantotto, rea di aver prodotto mostri egocentrici disposti a sacrificare la felicità collettiva per la propria felicità. “Liberazione ‘sto cazzo!”, si lamenta un ex sessantottino ne Le particelle elementari: “‘Durante le ammucchiate c’erano sempre delle fichette che facevano tappezzeria. C’erano sempre degli sfigati che se la menavano e basta. Non è cambiato niente, amico mio’”. Bruno conclude allora che “non c’è mai stato un vero e proprio comunismo sessuale, bensì semplicemente un sistema di seduzione allargato”.
Commentando il recente attentato di Toronto, invece, l’opinionista del New York Times Ross Douthat riprende più nello specifico l’argomentazione houellebecquiana, affermando che “come altre forme di deregolamentazione neoliberista, la rivoluzione sessuale ha creato nuovi vincitori e perdenti, nuove gerarchie per rimpiazzare le precedenti, privilegiando il bello e ricco e socialmente capace in modi nuovi e relegando gli altri a nuove forme di solitudine e frustrazione”. Verrebbe da chiedersi, tuttavia, perché tutti questi autori siano uomini. Anche gli Incel, inutile dirlo, sono tutti uomini; il Forum dei brutti, che dal 2008 riunisce gli Incel italiani, ospita raramente qualche utente di sesso femminile, prima o poi invitata a lasciare il forum. Per capirlo, bisogna approfondire l’utopia che gli Incel contrappongono alla società contemporanea figlia della rivoluzione sessuale, utopia generalmente sintetizzata nel concetto di “patriarcato”. Il riferimento è alla tradizionale famiglia patriarcale e al concetto di potestà maritale, difeso dagli ordinamenti giuridici occidentali fino a pochi decenni fa; l’obiettivo di un generico “ritorno al patriarcato”, condiviso da molti Incel soprattutto nelle comunità online americane, fa riferimento a una società “ideale” nella quale è il pater familias a decidere il matrimonio delle figlie, mediante contratto stipulato con il futuro marito, e da quel momento in poi la potestà della donna passa al marito, che esercita sulla moglie una sovranità assoluta, tutelata anche dal delitto d’onore nel caso di infedeltà.
In questo modello patriarcale a cui gli Incel aspirano, le donne perderebbero tutti i diritti conquistati nel corso della rivoluzione sessuale, in particolare il diritto di scegliere liberamente con chi avere relazioni e rapporti. Nel lessico degli Incel, le donne infatti, a differenza degli uomini, sono portate a “ipergamare”, vale a dire ad avere relazioni con uomini non “pariestetici”, cioè non di uguale prestanza fisica. Tradotto in termini comprensibili, vuol dire che per gli Incel il peccato mortale delle donne consiste nella loro capacità seduttiva tramite cui riuscirebbero, anche se esteticamente inferiori, a trovare un partner prestante. Gli uomini, viceversa, non possederebbero tali capacità seduttive (alcuni cercano di acquisirle seguendo i PUA, acronimo di pick-up artist, una comunità di presunti esperti che insegnerebbero le tecniche seduttive agli Incel). Pertanto, gli uomini “brutti” sarebbero vittime di una società che impedisce loro inesorabilmente l’accesso a una partner almeno pariestetica, e quindi al celibato involontario e alla frustrazione sessuale.
Si è ipotizzato un legame tra la comunità di Incel e molti jihadisti: entrambi i gruppi sarebbero ossessionati dal sesso, nei confronti del quale nutrono un rapporto complesso di disgusto e attrazione.
Prima di Houellebecq, tuttavia, c’è stato un altro intellettuale che mise la frustrazione sessuale al centro della sua riflessione (oltre a Freud, beninteso): Wilhelm Reich. Celebre per le sue teorie pseudoscientifiche sull’energia orgonica, di Reich è ingiustamente dimenticato il libro Psicologia di massa del fascismo pubblicato nel 1933, alla vigilia della presa del potere da parte del nazismo (in Italia è edito da Einaudi). Lì Reich elabora la sua teoria delle radici “sessuo-economiche” del fascismo e di quello che più tardi fu definito “totalitarismo”, chiedendo a gran voce una rivoluzione dei costumi sessuali, cosa che ne avrebbe fatto, più di trent’anni dopo, il vate dei sessantottini. Incrociando la teoria marxiana della struttura economica con gli studi di Freud sulla rimozione e la repressione sessuale, Reich intendeva investigare la ragione sociologica per cui la sessualità viene repressa dalla società e rimossa nell’individuo, trovando la spiegazione nell’ordinamento sociale, in particolare nell’ordinamento moderno basato sul patriarcato autoritario e sulla divisione in classi della società. La famiglia diventa pertanto il luogo più importante di riproduzione del sistema sociale autoritario, perché è lì che agisce la repressione sessuale degli adolescenti e delle donne da parte del capofamiglia. Ma l’individuo represso sessualmente cerca un soddisfacimento sostitutivo, afferma Reich: “Così per esempio aumenta la generale aggressività fino al brutale sadismo che costituisce una parte sostanziale della base psicologica di massa di quella guerra che viene inscenata da pochi individui per interessi imperialistici”. E ancora: “L’effetto del militarismo poggia, a livello di psicologia di massa, sostanzialmente su un meccanismo libidinoso: l’effetto sessuale dell’uniforme, l’effetto eroticamente eccitante, perché ritmicamente perfetto, delle marce di parata, il carattere esibizionistico del modo di fare militare sono diventati più chiari a una domestica o una impiegata media che ai nostri politici più colti”.
L’ascesa del fascismo, dunque, con i suoi connotati nazionalisti, razzisti, militaristi, autoritari, rappresentava per Reich l’inevitabile sfogo collettivo di pulsioni sessuali represse dalla piccola borghesia patriarcale, base sociale del nazismo come del fascismo italiano. In particolare nella famiglia piccolo-borghese la moglie “non può apparire come essere sessuale, ma soltanto come essere che mette al mondo i figli”. L’idealizzazione del matrimonio prolifico, che permette di dare alla patria innumerevoli figli pronti a sacrificare le proprie vite, e in cui l’atto sessuale tra i coniugi è teso esclusivamente alla procreazione, è un modo “per non far nascere nelle donne la coscienza sessuale, per non far esplodere la rimozione sessuale, per non far scomparire la paura e il senso di colpa sessuali: l’affermazione e il riconoscimento della donna come essere sessuale significherebbe il crollo di tutta l’ideologia autoritaria”.
Non è quindi affatto paradossale che sui forum e i gruppi online, gli Incel esplicitino il loro desiderio di vedere le donne ricondotte al loro status di procreatrici. Qualsiasi desiderio sessuale non orientato alla procreazione è considerato la causa di tutti i problemi che i maschi occidentali devono subire nella società contemporanea. Come predetto da Reich, la sessualità repressa spinge a invocare stati autoritari. Elliot Rodger auspicava un nuovo regime totalitario in cui la riproduzione avverrebbe in modo artificiale e la scelta dei partner decisa dall’autorità: “Le donne non dovrebbero avere il diritto di scegliere con chi accoppiarsi e riprodursi. Quella decisione dovrebbe essere fatta per loro da uomini razionali e intelligenti. Se le donne continuano ad avere diritti, non faranno altro che ostacolare il progresso della razza umana accoppiandosi con uomini degenerati e creando una prole stupida e degenerata. Ciò farà sì che l’umanità diventi ancora più depravata a ogni generazione. Le donne hanno più potere nella società umana di quanto meritino, tutto a causa del sesso. Non c’è creatura più cattiva e depravata della femmina umana”.
Nei suoi romanzi, Houellebecq ha preso in considerazione diverse soluzioni al problema della diseguaglianza dei rapporti sessuali. Sia ne Le particelle elementari che ne La possibilità di un’isola, un’ipotesi esplorata è quella dello sviluppo di una società postumana in cui la riproduzione non sia più affidata al sesso. Ma, paventando lo sviluppo di nuove forme di edonismo, questa soluzione viene poi scartata. Il punto d’arrivo della riflessione di Houellebecq è nel suo ultimo romanzo, Sottomissione. Qui la Francia cade placidamente nelle mani della Fratellanza Musulmana, che vince le elezioni presidenziali nel ballottaggio contro il Front National e, alleandosi con il partito socialista, introduce la sharia e la poligamia. Secondo lo scrittore, le ormai stanche società occidentali, vittime del liberismo sfrenato fonte unicamente di diseguaglianze e quindi di frustrazione e delusione, si abbandoneranno all’avvento del nuovo patriarcato islamico. Gli uomini, come il protagonista del romanzo, ennesimo alter-ego dello scrittore, dopo aver lottato tutta la vita per soddisfare le proprie pulsioni sessuali, non dovranno più preoccuparsene, perché l’autorità sceglierà le donne per loro (in particolare nella nuova Sorbona islamizzata ogni professore può avere tre o quattro giovani mogli scelte tra le studentesse). Le donne, schiave dei modelli estetici occidentali, accoglieranno con sollievo l’imposizione del velo e dei pantaloni al posto delle minigonne. Le conquiste del femminismo saranno abbandonate senza rimpianto da entrambi i sessi. In questa distopia che assomiglia molto al Mondo nuovo di Huxley, in cui tutti sono soddisfatti pur sapendo di non essere liberi, si realizza anche la distopia degli Incel archiviando definitivamente la rivoluzione sessuale. Il fatto che questo ritorno al patriarcato sia realizzato grazie all’avanzata dell’Islam nel mondo occidentale dovrebbe far suonare un campanello d’allarme: jihadisti e maschi occidentali “frustrati”, dopotutto, potrebbero scoprire di avere un obiettivo comune.